Truffa

Editoriale

La Truffa- editoriale N°08

Tratto dalla rivista N°08

A cura di

Anna Aziz

Immagini di

Fontanesi


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Con i ragazzi, un giorno all’anno, ci troviamo ai tavolini del Bar Tabacchi Il Pappagallo a grattare via dai biglietti quella innata speranza di vincere. Dopo l’ennesima casella a vuoto, gli entusiasmi iniziali si trasformano presto in un sentore di truffa e le monetine o le chiavi, destinate a grattare e a vincere, ricadono sul tavolo come noi sullo schienale della sedia. 

Diventare milionari in un freddo pomeriggio d’inverno, sarebbe una grande scorciatoia. Un modo veloce per ripagare tutte quelle aspettative infrante che ci riempiono la testa, adesso che siamo grandi. Ma bramare questa scorciatoia non è che un’altra truffa, un distratto autoinganno, una patina argento che filiamo nella testa, come quella che nasconde i numeri in attesa sul biglietto.

Una volta grattata, restiamo noi lì sotto, con le nostre vite in mano e con l’ingegno che scegliamo per realizzarle. Ciò che poi, come mattoni, si accumula, sono tutti quei giochi di destrezza con cui affrontiamo gli ostacoli che ci deludono, che ci feriscono, che sembrano farci perdere tempo prezioso.

Quando gratti il biglietto, come quando ti svegli la mattina, non sai cosa succederà. Cerchi di prevederlo, di anticiparlo, di desiderarlo per poi renderti conto che l’unico prevedibile, qua, sei tu. Che ti hanno già truffato, già ingannato, già raggirato. Ti senti scomodo in narrazioni che hai sempre pensato vere, ma che adesso ti stringono, ingabbiandoti. 

E allora le rompi e ne crei altre. Truffaldine anch’esse forse, ma autentiche, feroci, pronte a essere distrutte a loro volta, rimasticate, e riproposte con la tenacia che ci fa vivere un giorno dopo l’altro. E sì, vestiamo panni a volte non nostri, a volte irreali, lo facciamo sognando, sognando forte. Eppure dicono che a noi, nuovi giovani, manchi un sogno comune, che siamo infelici perché ci hanno sempre raccontato solo bugie.

Io darei a chi lo afferma, una copia di questa rivista, le cui pagine grattano via quella patina argento e, finalmente, la tolgono di mezzo. Ci riportano ai tavolini del Bar Pappagallo, al rumore delle vie, sugli scalini di una piazza. Non lo sanno e non lo sai nemmeno tu, ma il ragazzo contro cui sbatti camminando distrattamente scrive per RatPark Magazine, la ragazza che davanti a te si sta accendendo una sigaretta scrive per RatPark Magazine, il tuo professore scrive per Ratpark Magazine, la donna o l’uomo che ami scrive per RatPark Magazine. Nessuna truffa, dunque, solo truffate e truffatori, truffati e truffatrici. Sogni, desideri, fragilità, illusioni di chi ti vive addosso e, in fondo, anche tuoi. 

La verità è che ogni grande truffa inizia con una promessa a cui vuoi disperatamente credere. Ma se la truffa di RatPark equivale, davvero, a sostenere che non ci sia solo un modo per vivere e pensare questa vita, se sembra questa una sfuggente illusione o una beffa irrealizzabile, allora questa rivista che ti sta tra le mani, magari stropicciata, magari brillante, è proprio una bella truffa dentro alla quale cadere.

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