Impero Romano

A cura di

Lorenzo Marsicola

Immagini di

Nicolò Soffietto


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Recentemente, la Fondazione di Elon Musk ha esteso il suo supporto all’American Institute for Roman Culture (AIRC), un’organizzazione no-profit impegnata nella conservazione e promozione della cultura e del patrimonio romano. Questo gesto ha suscitato grande scalpore e interesse, sia nel mondo della cultura che in quello tecnologico, rivelando una connessione inusuale tra due settori apparentemente distanti: la tecnologia innovativa e la conservazione storica. 

Cosa finanzia Musk e in che modo

L’American Institute for Roman Culture è stato fondato per preservare il patrimonio archeologico e culturale della civiltà romana. L’AIRC ha lavorato per anni alla tutela di siti storici, alla promozione della ricerca archeologica e alla valorizzazione del patrimonio culturale attraverso eventi, mostre e progetti educativi. 

Tuttavia, la conservazione di tali beni richiede ingenti risorse economiche, ed è qui che l’intervento della Fondazione Musk si inserisce come un aiuto significativo, attraverso una donazione sostanziosa, da tre milioni di dollari. Questa è suddivisa in due parti: due milioni per finanziare la Vesuvian Challenge, un nuovo progetto, lanciato nel Marzo del 2023, che promuove gli studi sui papiri ritrovati ad Ercolano, anche avvalendosi delle nuove possibilità tecnologiche date dall’Intelligenza Artificiale; l’altro milione è destinato direttamente all’istituto, contribuendo al finanziamento di alcuni progetti chiave dell’AIRC, in particolare quelli legati alla salvaguardia di importanti scavi e monumenti romani. 

Tra questi, figurano iniziative di restauro in aree come il Foro Romano e altre zone di Roma, che sono da tempo sotto minaccia a causa dell’usura e del degrado naturale. Elon Musk, noto per la sua visione futuristica e il suo impegno in ambito tecnologico, non è il primo imprenditore a dedicarsi alla filantropia culturale, ma il suo coinvolgimento con l’AIRC evidenzia un aspetto interessante: Musk è sempre stato un sostenitore della conservazione, ma in un contesto legato alle tecnologie avanzate, come nel caso delle sue aziende SpaceX e Tesla. La sua attenzione al patrimonio storico, dunque, rappresenta una strana fusione tra il passato e il futuro.

 L’AIRC, dal canto suo, ha accolto con entusiasmo questa partnership, riconoscendo che le sfide della conservazione del patrimonio culturale necessitano sempre di più di risorse e di nuove tecnologie. Progetti innovativi, come il monitoraggio digitale dei siti archeologici e l’uso di tecniche avanzate per il restauro, potrebbero beneficiare enormemente della condivisione di competenze provenienti da settori come quello spaziale o quello delle energie rinnovabili, nei quali Musk e le sue aziende sono pionieri. 

Altri esempi di mecenatismo moderno

Quello di Musk non è un esempio isolato: nel corso degli ultimi anni, diversi dei big del mondo della tecnologia e dell’informatica statunitensi si sono mossi in questo ambito: Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook (ora Meta), ha più volte dimostrato il suo impegno nel rendere la cultura e la conoscenza accessibili a un pubblico globale.

Nel 2017, Zuckerberg e la sua moglie Priscilla Chan hanno avviato il progetto “Chan Zuckerberg Initiative”, che mira, tra le altre cose, a sostenere la conservazione del patrimonio culturale attraverso la digitalizzazione. Un esempio importante è il supporto a iniziative come la digitalizzazione di manoscritti antichi e la conservazione di documenti storici tramite tecnologie avanzate.

Nel 2013, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, ha donato 10 milioni di dollari al Museo Nazionale di Storia Americana per sostenere progetti di conservazione e di espansione delle sue collezioni. La donazione di Bezos è stata utilizzata per restaurare e preservare documenti e oggetti storici, oltre che per educare al pubblico riguardo il patrimonio culturale degli Stati Uniti.

Bill Gates, fondatore di Microsoft, è anche noto per i suoi impegni filantropici in vari ambiti, tra cui la cultura e la conservazione storica. La sua fondazione, la Bill & Melinda Gates Foundation, ha finanziato diversi progetti di digitalizzazione dei patrimoni culturali di biblioteche e archivi storici in tutto il mondo. Un esempio significativo è il supporto a progetti di digitalizzazione di manoscritti medievali e antichi, rendendo così i contenuti culturali accessibili a un pubblico più ampio.

Perché tutti amano l’Impero Romano negli Stati Uniti?

Ora, giudizi etici e politici a parte su questi personaggi, indubbiamente queste forme di mecenatismo moderne danno una discreta mano ad un mondo, quello della conservazione dei beni culturali, che, almeno in Italia, ne ha decisamente bisogno. Certo, è sempre difficile dire quale sia il confine tra la bontà del gesto e le ricadute mediatiche, oltre che l’effettivo interesse di un Musk per le radici della cultura europea e occidentale. Tuttavia, è indubbio che l’Impero Romano negli Stati Uniti eserciti, direi da sempre, un grande fascino, sia sulle élite, che, in maniera decisamente più pop, sia sul grande pubblico. 

L’Impero Romano è stato simbolo di grandezza, di espansione territoriale e di potere. Negli Stati Uniti, che si considerano una “nazione giovane” (rispetto alla storia di altre grandi civiltà), l’idea dell’Impero Romano rappresenta una sorta di modello ideale per un sistema che ha dominato il mondo conosciuto per secoli. L’interesse per l’Impero Romano, quindi, può essere visto come un modo per riflettere sulla propria posizione nel mondo, sulla propria crescita e sull’importanza storica che gli Stati Uniti potrebbero avere in un contesto globale.

Molti americani vedono parallelismi tra l’evoluzione degli Stati Uniti e quella dell’Impero Romano, in particolare riguardo alla sua espansione, all’influenza culturale e al dominio militare. Alcuni studiosi e scrittori americani hanno anche teorizzato che gli Stati Uniti potrebbero essere un “nuovo Impero Romano”.

Questi paragoni sono stati alimentati dalla storia di espansione degli Stati Uniti attraverso il Destiny Manifesto, concetto molto simile a quello che era diffuso a Roma: già durante la Repubblica, e ancor di più sotto l’Impero, si riteneva che l’espansione di Roma non avrebbe mai avuto fine o, meglio, che si sarebbe potuta concludere solo ed esclusivamente con la conquista totale del mondo.

L’interesse per Roma è stato anche alimentato dai media e dalla cultura popolare. Film come il Gladiatore, serie TV come Roma e numerosi libri storici e di finzione hanno mantenuto alta l’attenzione sulla civiltà romana. Queste rappresentazioni cinematografiche e televisive, sebbene storicamente false in gran parte, hanno contribuito a perpetuare l’immagine dell’Impero Romano come una civiltà epica, affascinante e degna di essere studiata e ammirata.

Da europei, è forse difficile comprendere tale fenomeno. Non perché anche qua da noi l’Impero Romano non riscontri simpatie o non affascini anche i comuni cittadini, sono solo gli studiosi. Tuttavia, è ancora più comprensibile per una nazione come gli Stati Uniti, priva di una base storico-culturale solida come quella europea e di un’epica fondativa, almeno che non si parli di uno dei più terrificanti genocidi della storia, quello degli indiani d’America.

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