
Musica
Meraz: il viaggio sonoro tra jazz, progressive e sperimentazione
Dalla dimensione live al primo album “Perspective”, la band racconta la sua evoluzione musicale
Meraz è un progetto musicale che nasce alla fine del 2021, dopo un lungo periodo di scrittura dei brani da parte di Mattia Hagge, dalla necessità di realizzare un progetto jazz moderno e sui generis in cui temi, struttura e assoli hanno eguale peso e in cui finalità descrittive differenti si uniscono a paesaggi sonori, melodie cantabili e influenze timbriche e ritmiche progressive. Meraz è il risultato di un importante arrangiamento di gruppo, in cui la qualità artistica dei membri, Tancredi Lo Cigno (Drums), Matteo Zecchi (sax), Luca Giachi (Bass) permette di esprimere al meglio le composizioni.
Dopo un periodo di attività esclusivamente live, Meraz ha pubblicato il primo singolo: Landscape, estratto di quello che sarà il primo album della band: Perspective, in uscita con Spinnit.
Questo è il primo singolo del vostro primo album: “Perspective”. Cosa rappresenta per voi e per Meraz come progetto? (punto di partenza, punto di arrivo, sperimentazione, eccetera)
Significa prima di tutto realizzazione di un lavoro durato molto tempo. Meraz è sempre stata una band la cui musica si poteva ascoltare solo live, e pensiamo che in parte fosse anche la sua forza. Ma, adesso, finalmente, tutti quanti possono godersi i brani quando vogliono.
Il singolo è il primo estratto, e come tutto in tutto il resto dell’album non c’è una parte cantata. Il messaggio deve arrivare all’ascoltatore esclusivamente tramite la musica suonata. Non vi spaventa l’idea di far uscire un album lungo, complesso e strumentale nell’epoca dei social e dei contenuti brevi e diretti?
La paura è mai stata l’emozione prevalente in nessun senso durante il processo di scrittura di Perspective. Anzi siamo sempre stati tutti molto curiosi di quello che succederà nel prossimo futuro, dopo l’uscita dell’album. Chiaramente l’abito con cui presentiamo il progetto non è mainstream, eppure abbiamo notato che la musica arriva a chiunque venga ad ascoltare un nostro concerto e questo ha fatto sì che i fan si siano affezionati a noi subito, e in maniera molto sincera.
Oltre a essere in un certo senso rischioso, e comunque non coerente con le moderne logiche di mercato, fare musica strumentale non è facile. Come riuscite a sviluppare una narrazione coerente senza l’utilizzo delle liriche?
La musica è un linguaggio. Se si sviluppa un vocabolario musicale abbastanza ampio, e si impara a combinarne gli elementi in modo originale, si possono scrivere libri o, beh, album. In Perspective abbiamo comunque momenti melodici molto riconoscibili che vengono ripresi e rielaborati più volte all’interno del singolo brano. Il materiale musicale sembra tanto, ma noi tendiamo a elaborare pochi elementi in maniera sempre originale, per creare una storia che non si ripete mai. Una volta poi scritta la canzone, i momenti solistici e improvvisati ci aiutano ad esplorare altre prospettive del brano in questione, sempre comunque essendo coerenti con la narrativa principale.
E come siete arrivati a sviluppare quello specifico linguaggio? Quali sono, insomma, le vostre influenze oltre al jazz e come siete riusciti a inserirle all’interno dei brani? Ci sono dei musicisti da cui avete preso particolare ispirazione durante la produzione dell’album?
A livello di influenze 3/4 della band sono cresciuti metallari, o quasi, e soprattutto negli arrangiamenti della sezione ritmica questo si fa sentire molto. Il progressive è un altro genere molto presente nel nostro stile di scrittura, mentre il jazz in un certo senso si presenta, fa capolino, nel modo in cui improvvisiamo e col quale concepiamo le strutture dei brani. A volte invece l’ispirazione arriva proprio da un lato più tecnico, come usare ritmi o armonie o tradizioni musicali di un certo tipo che diventano poi le fondamenta per guidare il pezzo nella sua creazione.
Allora, in conclusione, sulla base di tutto ciò che ci siamo detti, quale credete che sia il brano che più rappresenta l’essenza dei Meraz? Il brano che più ci rappresenta probabilmente è proprio Meraz, che non a caso condivide il nome con quello della band. Ci sono sia delle parti di piano molto melodiche, d’atmosfera, che contrappunti di sax che aprono molto. Allo stesso tempo ci sono stacchi tra basso e batteria, cambi dinamici e repentini, che sono un po’ diventati la firma del gruppo. Anche Landscape, il singolo appena uscito, riprende questo aspetto dello stile della band. Insomma, in ogni caso, consigliamo di ascoltare anche quello!