Material Fields

Musica

Assoli, amore, e campi immateriali: intervista a Lorenzo Pasini

Il cantautore bergamasco racconta il suo progetto solista Material Fields

A cura di

Nicolò Guelfi

Immagini di

Lorenzo Pasini


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Fare musica è un’esigenza, un modo per esprimersi, quasi un bisogno fisiologico. Lorenzo Pasini, classe ’94 e originario della provincia di Bergamo, già noto come chitarrista dei Pinguini Tattici Nucleari, lo scorso 5 giugno ha pubblicato il nuovo singolo del suo progetto solista, Material Fields, dal titolo Bird-Shaped Paper.

Il progetto, nato nel 2022, offre la possibilità di sentirlo in una veste completamente inedita rispetto a come il grande pubblico ha imparato a conoscerlo: una chiave per entrare nel suo mondo più personale, intimo, fatto di musica rock e introspezione. Material Fields offre la prova di un amore per l’artigianato musicale che esce dai canoni pop e antepone la passione del compositore al divismo della star.

Material Fields è un progetto in inglese, con chiare ispirazioni rock. Da dove nasce l’idea, il nome e l’esigenza di portare avanti questo lavoro in inglese?

La scelta della lingua è stata un processo naturale: il materiale a cui mi sono ispirato è tutto in inglese. Mi è venuto spontaneo restituire questo modello nella lingua in cui l’ho assorbito. Gli artisti che ho ascoltato e a cui mi sono rifatto principalmente sono Steven Wilson e i Porcupine Tree, ma ho preso spunto da tutto quel filone che una volta si chiamava “art pop”.

La necessità viene dall’esprimere questa parte che amo dell’arte e di avere un canale mio per esprimerla. Il nome viene da una vacanza in Slovenia, a Lubiana. Stavamo visitando un museo e abbiamo trovato una struttura dove degli scienziati e degli artisti studiavano le qualità immateriali del mondo, come i campi elettromagnetici. Mi ha stimolato molto questa idea. Mi ha fatto visualizzare in maniera vivida che tanto che ci succede nella vita sono cambi invisibili ma materiali. Sarebbe strano immaginare cosa sarebbe se potessimo vedere davvero quelle cose.

Il 5 giugno è stato pubblicato il singolo Bird-Shaped Paper. Di cosa parla questo brano?

La cover di Bird-Shaped Paper ad opera dell’artista Sofia Nodari

Contrariamente ai lavori precedenti, il tono del singolo è molto più malinconico. La mia intenzione era di esplorare altre influenze: mi sono rifatto al folk moderno. Si sente l’eco di Bon Iver, così come di James Lake e di tutto quell’universo di cantautorato contaminato dall’elettronica. La canzone parla della bellezza dell’amore e della sua fragilità. Io credo che l’amore sia una cosa meravigliosa e fragile, ma riesce a tramandarsi per una vita solamente se curato giorno per giorno. Sono contrario allo stereotipo secondo cui l’amore basta a se stesso, credo sia più simile a un percorso che va seguito e curato. L’introduzione del brano è malinconica, ma poi si apre nel finale con l’assolo che sa di speranza.

Gli assoli di chitarra sono un po’ il grande assente nella musica italiana contemporanea.

È vero, è una tendenza evidente, ma sicuramente nei pezzi di Material Fields la chitarra trova spazio perché è il mio modo naturale di esprimermi. Non fraintendiamo: anche nei Pinguini Tattici Nucleari ho la possibilità di esprimermi dal vivo liberamente, ma qui volevo provare cose diverse. Inoltre, a differenza di tanti progetti prog e rock, io non inserisco l’assolo a tutti i costi. Io credo che debba essere un contributo musicale, non attitudinale. In quello che faccio io mi piace che l’assolo abbia qualcosa da dire in più nel pezzo.

Il brano anticipa l’uscita di un secondo album dopo l’omonimo del 2022?

No, o almeno non in questo momento. Per ora mi sto concentrando maggiormente sui singoli. Devo ancora capire quale sia la direzione per un album intero. Io sono ancora un grande fan dell’album, mi programmo cosa ascoltare nei viaggi in macchina, e vorrei che il prossimo disco avesse un senso. Non parlo di concept album, ma nemmeno di una playlist di pezzi slegati tra di loro. Il vantaggio è che il ritorno in auge dei singoli negli ultimi anni, grazie alle piattaforme streaming, ti permette di buttare fuori una cosa anche senza inserirlo in un contesto più ampio e di fotografare come ti senti in quel momento.

Come si inserisce il percorso di Material Fields in una carriera già lanciata verso il pop con i Pinguini Tattici Nucleari?

Il progetto nasce dalla pandemia, ma non tanto perché il Covid mi abbia dato delle consapevolezze. Più che altro mi ha dato il tempo e il modo di realizzare delle cose. Io prima non avevo la possibilità di produrre un disco da solo. L’ho pensato durante la pandemia ma non trae da essa la forza espressiva. Diciamo che il covid è il frame temporale, ma non quello artistico.

Come è stato realizzato l’ultimo singolo? Ti sei mosso come nell’album di esordio?

Per il mio primo album mi sono avvalso di session man. Io ho cantato e suonato la chitarra ma mi sono fatto aiutare da Marco Paganelli, batterista, Cristiano Marchesi, che ha suonato il basso, e Paolo Salvi, che è un grande pianista. La batteria è l’unico strumento che abbiamo registrato in studio. Per Give It A Breake ho fatto tutto in casa, anche la batteria è campionata. Per l’ultimo singolo invece ho deciso di sfruttare una soluzione diversa: ho contattato Corey Hale Williams, un batterista americano che ho conosciuto vedendo i suoi video su Instagram. Inoltre, per la prima volta, l’ultimo singolo l’ho voluto mixare io ed è stato molto interessante per entrare davvero dentro il progetto.

Tu hai avuto la possibilità di calcare alcuni tra i palchi più grandi d’Italia e partecipare a eventi nazionalpopolari come Sanremo. Qual è il rapporto tra compositore e performer?

Io sono dell’idea che la divizzazione della figura dell’artista ha creato tanti personaggi che hanno costituito la mitologia contemporanea. Penso a Freddie Mercury o Kurt Cobain. La realtà del mondo dei musicisti, sia professionisti che per arte, è quella dell’artigiano che vive del lavoro che fa. C’è tanto lavoro e professionalità dietro. In tempi recenti sono contento che la figura del produttore e dell’autore stia venendo fuori. Mi fa molto piacere perché fa parte del lavoro e fa sì che la musica esista.

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