A cura di

Vincenzo Mellozzi

Immagini di

Vincenzo Mellozzi


☝🏻 Condividi se ti è piaciuto!

Se ti sei mai chiesto perché arrivi a fine giornata spossato, con l’umore sotto i piedi, esausto e drenato di energie fisiche e mentali, senza motivazione o affetto rimasti nemmeno per i tuoi cari, attanagliato da un sentimento di rimorso, non abbastanza soddisfatto degli incarichi svolti durante la giornata, amareggiato per te stesso e ogni decisione mai presa, alienato( sebbene con svariate cerchie sociali di amici e conoscenti, e un animale domestico che ti rende felice), sei nel posto giusto. Qui,  ironicamente, su RatPark Magazine, stai per venire a conoscenza della cosiddetta “Rat Race”, e del perché influenza tanto negativamente il tuo umore, sorreggendo le croci del burattino che tu sei.

Umani gregari quali siamo, tutti noi viviamo nella medesima organizzazione di civiltà che è stata progettata e costruita in uno sforzo risalente ormai a secoli fa, man mano sempre rivista e modellata: questo significa che, per quanto unici, tutti condividiamo perlomeno certe caratteristiche del contesto che abitiamo, e le annesse influenze, come segnalato dai sintomi che abbiamo passato in rassegna nel capoverso introduttivo. 

Le dinamiche  con cui questo contesto ci influenza sono l’argomento principale da cui iniziare: i mezzi di comunicazione, come le  trasmissioni radio, televisive o condivisioni pubblicitarie fisiche o via social media, sono un utensile alla portata di tutti, impossibili da espugnare, che subiamo passivamente in ogni momento della nostra giornata.

Dalla funzione essenziale che questi mezzi svolgevano agli antipodi della loro creazione (diffusione di messaggi di pubblica utilità, intrattenimento, informazione), si sono poi evoluti, sotto la modulazione del nostro specifico contesto, in mezzi di pubblicità: pubblicità di utensili o, ancora peggio, pubblicità di ideali. Lo specifico contesto economico-politico del neoliberismo portato avanti negli anni ‘80 dal thatcherismo e dalle reaganomics ha cambiato i mezzi di comunicazione in mezzi di propaganda, e queste conseguenze sono visibili tutt’oggi, appunto, nella rat race (purtroppo non è questa la sede per approfondire maggiormente gli interessantissimi temi del neoliberismo, perciò non indugerò).

Cos’è la Rat Race?

 Ora vi starete chiedendo: quali pericolosi ideali ha commercializzato la propaganda neoliberista, rovinando così le mie giornate?

“L’esaltazione dell’individuo diffusa nelle realtà occidentali odierne è l’inevitabile conseguenza della costante competizione tra pari propinata dal sistema gerarchico-sociale dominante, il quale punta i riflettori sugli esseri umani esemplari, capaci di superare millemila avversità (..)” (Mellozzi Vincenzo, Gli altri sono io. Un’etica deoccidentalizzante, Guida Editori, 2024).

Con questa frase ho aperto il mio saggio, enfatizzando due termini cruciali: individuo e competizione.

La competizione è l’ideale più pericoloso che viene veicolato dai mezzi di comunicazione, pronti a fornire un confronto sociale in ogni momento, tagliando di netto ogni possibile gioia per un piccolo traguardo, poiché Lamine Yamal a 17 anni è già un talento milionario, poiché Laurent Simmons è ingegnere elettronico alla matura età di 9 anni. Le iperboli possono sembrare eccezioni, ma ogni individuo, costantemente, è soggetto a un paragone con individui più bravi, con più traguardi, successi più grandi da celebrare.

Il che ci porta al secondo termine enfatizzato: cosa potrà mai produrre la competizione propinata tra individui? Invidia, disgusto, sabotaggio, astio. La Rat Race consiste nell’ostinato volteggiare del topo in gabbia sulla sua ruota in moto, convinto di avere traguardi da tagliare e posti da vedere, individui da sopraffare, quando in realtà il ratto è sempre un ratto, e rimane sempre nella sua gabbia custodita dal padrone.

Rat Race: gli svantaggi della competizione

Come è possibile che la gregarietà degli umani, riuniti per l’appunto in organizzazioni civili, abbia portato allo sviluppo di una tattica antitetica a sé stessa? Perché questo è: i grandi sforzi cooperativi della specie hanno portato a un’esaltazione della competizione, laddove la prima tattica di sopravvivenza è evoluzionisticamente affermata e comprovata (uomini riuniti in tribù, poi villaggi e comunità), mentre la seconda è una tattica miope che “scocca dall’arco della tentazione e fa breccia al centro dell’ego” (ivi p.78).

Ciò che rende la competizione “miope” è l’insostenibile premessa di essere autosufficienti, superiori all’appoggio degli altri vicini, solo interessati al saccheggio di questi: ognuno abbisogna, infatti, del commesso che gli vende il maglione, del mercante che lo smercia, del sarto che ne cuce il collo, dell’apprendista che cura il cotone e del contadino che lo raccoglie (per fare un brevissimo esempio).

La competizione venduta dai mezzi di propaganda è un’invenzione fruibile solo dal libero mercato, mentre è assolutamente deleteria a livello di interazioni interpersonali; con questo ben chiaro a mente, è più facile cominciare la disillusione dall’incessante corsa nella propria gabbia, per gettare uno sguardo alle altre gabbie.

La Regione Coscienza: conclusione

“Regione coscienza” è una coniazione utilizzata per descrivere l’assetto esistenziale umano (e sottolinearne la comunità): tutte le persone, sia io che altri, vivono infatti nella stessa regione. Questa non è da intendere geograficamente come il pianeta Terra, ma più mentalmente come un’entità collegata, come l’inconscio e la mente conscia. Gli atti di uno, difatti, hanno ripercussioni sia sugli altri, sia su se stesso. Diventa quindi importante saper calibrare vantaggi e svantaggi e distinguere etica ed edonismo: se un gesto provoca vantaggio materiale a me ma ferita a un altro, allora è bene guardarsi dal commetterlo, non per qualche stupido moralismo, ma perché io e gli altri siamo lembi dello stesso corpo, e pure l’io subirebbe certe conseguenze del dolore generato.

La cooperazione al servizio del maggior benessere intersoggettivo possibile è la chiave di lettura smarrita durante i tempi moderni dell’iper-economia: il lettore, per non essere ratto, dovrebbe mettere gli altri al proprio posto per ritrovare la propria umanità (arrivare in ritardo a una riunione, allungare la strada per fare un favore..).Invece di correre incessantemente sulla ruota nelle loro gabbie, i ratti saranno infine capaci di venire assieme e, in assenza del gatto, balleranno!

Lascia un commento

Torna in alto