Cura

Editoriale

La Cura – editoriale N.06

Tratto dalla rivista N.06

A cura di

Bianca Pestelli

Immagini di

Adele Pierini


☝🏻 Condividi se ti è piaciuto!

Come se fossi in un metatesto, di qua e di là dal testo. Ma soprattutto dentro al testo. Ecco, questo Numero 06 mi ha vista editare articoli e articoli e articoli in cui ero dentro alle righe, scolpita e colpita fra due vocali, incastrata tra un punto e una virgola, appoggiata su un punto interrogativo, eretta contro un altro che esclamava. 

In che senso? Schiacciantemente ovunque, c’è qualcosa che bussa alla porta del numero. Vuole uscire una mano, forse un corpo, forse un viso. Deforme, straziato, bifronte. Un Giano che si è dimenticato di struccarsi e la sera prima ha fatto baldoria.

“Giano (Ianus) è il dio del passaggio (che si compie, in origine, attraverso una porta, in latino ianua); in particolare è il dio degli inizi di un’attività umana o naturale, oppure di un periodo. Non a caso era rappresentato come un busto con due volti (erma bifronte) che guardano in direzioni opposte: l’inizio e la fine, l’entrata e l’uscita, l’interno e l’esterno”. Così l’Enciclopedia per ragazzi della Treccani ci spiega forse, oltre a Giano, il senso e non senso di questo numero. Il suo schizzare su rette parallele che testardamente spingono per incontrarsi, non curanti – loro – del paradosso o assioma che le condanna alla distanza. Alla mancanza di intersezione. In questo numero, noi, ci siamo intersecati e ci siamo contraddetti.
Ed è giusto così perché nella cura, come nel Giano, nella porta che è fatta per aprirsi o per chiudersi a seconda della provenienza di chi l’approccia, non c’è una risposta. Le funzioni sono due, tre, mille e non potrebbe essere diversamente.

Le risposte non le abbiamo mai avute e non pensiamo certo di offrirle con queste pagine. Sicuramente ci sono alcuni punti che si sollevano e lasciano un fastidioso prurito. Lo immagino come un ragnetto questo Numero 06 che, nella notte, lascia il suo sentiero di punture che, a giorni di distanza, continuano a prudere. L’istinto è uno soltanto: grattare. Ma quando si gratta, si sa, dopo un po’ il sollievo lascia spazio alla pelle aperta, lacerata. E allora, forse, grattare non è una risposta. È parte della soluzione o del sollievo. Sicuramente del processo. 

E ci piace l’idea di lasciarvi entrare in questo sentiero di punture senza una mappa concettuale o delle promesse di mete: non c’è un isola del tesoro tra queste pagine. C’è l’isola che non c’è. Se volete, armatevi di maschera e boccaglio, due buone pinne, e cominciate a farvi qualche bracciata per raggiungerla. Alla fine, punto dopo punto, puntura dopo puntura, vedrete che abbiamo costruito un sentiero e una retta. E chissà, magari saremo così anche pronti a ribaltare perfino la geometria euclidea e i suoi assiomi. Noi vi stiamo aspettando qua: e di là e dentro al testo. Intersecati.

Lascia un commento

Torna in alto