Cinema

A cura di

Lorenzo Marsicola

Immagini di

Nicolò Soffietto


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Il prossimo progetto di Christopher Nolan, The Odyssey, è un adattamento dell’omerico poema epico Odissea, la cui uscita è prevista nelle sale il 17 luglio 2026. Il film seguirà le avventure di Ulisse nel suo arduo viaggio di ritorno a Itaca dopo la guerra di Troia, affrontando varie disavventure e personaggi del mito, come il ciclope Polifemo, le sirene e la dea Circe. Il cast stellare include Matt Damon nel ruolo di Ulisse, affiancato da Anne Hathaway, Charlize Theron, Zendaya, Tom Holland, Robert Pattinson e Lupita Nyong’o.

Le riprese inizieranno nel corso 2025 e si svolgeranno in diversi luoghi, tra cui il Regno Unito, il Marocco e le isole Egadi in Sicilia, in particolare l’isola di Favignana. Nolan, noto per il suo approccio innovativo, utilizzerà una nuova tecnologia IMAX (già sperimentata per il precedente Oppenheimer) sviluppata appositamente per questo progetto, promettendo un’esperienza visiva incredibilmente immersiva. 

Ovviamente non sono mancate le prime note dolenti: recentemente, la casa di produzione Universal ha rilasciato una prima immagine di Matt Damon nei panni di Ulisse, che ha suscitato discussioni riguardo l’accuratezza storica dei costumi. Alcuni critici hanno evidenziato discrepanze tra l’abbigliamento mostrato e l’epoca rappresentata, mentre altri difendono la libertà artistica di Nolan.

Non è la prima e non sarà certamente l’ultima volta che ciò accade. In generale, quando Hollywood si è confrontata con le grandi rappresentazioni storiche o epiche come nel caso dell’Odissea o dell’Iliade (prendiamo il caso di Troy del 2004), ha sempre dato adito alle critiche più disparate. 

Diciamocelo: la storicità non è il punto forte delle produzioni hollywoodiane. Da Braveheart, in cui l’intera trama è basata su un falso storico, lo ius primae noctis, al Gladiatore, che ha creato un’immagine completamente distorta di Roma e del mondo degli spettacoli gladiatori. Ma anche Pearl Harbor, altro film molto celebrato, mistifica in maniera abbastanza inquietante la realtà, essendo anche un episodio recente.

Nel film, sembra che gli americani abbattano centinaia di aerei giapponesi, quando in realtà ne vennero colpiti, pare, una trentina al massimo; per non citare l’operazione aerea condotta dal protagonista interpretato da Ben Affleck, operazione che non è mai avvenuta. 

Non ultimo Argo, film del 2012, vincitore pure di un Oscar. Oltre a esserci Ben Affleck, ahimè, di nuovo, questa volta sia alla regia sia nei panni del protagonista, il film parla dell’operazione segreta con cui diversi membri dell’ambasciata americana sotto assedio a Teheran, in Iran, durante la Rivoluzione Islamica, vennero tratti in salvo da alcuni agenti della CIA camuffati da troupe cinematografica. Ecco, nel film sembra che siano gli americani a gestire tutta l’operazione, con agenti e emissari di altre nazioni che fanno la figura dei vigliacchi o degli stupidi, come canadesi e inglesi, quando in realtà furono proprio canadesi e inglesi a architettare e portare a termine il tutto. Insomma, il cinema americano, si è sempre contraddistinto per i suoi capolavori cinematografici, che allo stesso tempo sono dei fantastici disastri a livello di verità storica. 

Ma non è questo ciò su cui vogliamo concentrarci in questa analisi.  Il punto è capire come mai il cinema americano ha spesso pescato in quella che è la nostra cultura, la nostra epica, quella europea. E anche, direi, come mai, di contro, il cinema italiano abbia in larga parte abbandonato questo tipo di produzioni, diciamo dagli anni ’60 in poi. 

Il motivo, o i motivi, sono ovviamente culturali. Gli Stati Uniti non hanno una loro epica originaria, sono una nazione relativamente giovane. E anche se Hollywood volesse andare a pescare nella loro breve storia, troverebbe episodi ben poco lusinghieri da raccontare sul grande schermo. A partire dal terribile genocidio con cui gli abitanti originari del continente sono stati spazzati via, i cosiddetti indiani d’America. Che, fra l’altro, quando finiscono sul grande schermo, lo fanno spesso e volentieri da “cattivi” (basti pensare ai western classici).  

Dunque, è forse comprensibile come mai, oltre che per il naturale fascino che l’epica e la storia antica esercitano, non solo negli Stati Uniti, il cinema a stelle e strisce abbia attinto così spesso e volentieri al nostro patrimonio culturale ed epico. Con delle storture, errori e mistificazioni. 

Ma, di fatto, probabilmente la stragrande maggioranza dei film di successo di questo genere sono tutti made in USA. E molti di questi sono bellissimi film, emozionanti, spettacolari, che hanno appassionato il pubblico di tutto il mondo. Al contrario, almeno qua in Italia, una produzione del genere manca completamente, almeno negli ultimi cinquant’anni. 

Vorrei, per cercare di spiegare al meglio la mia visione, fare un piccolo parallelo con il cinema di ambito sportivo: quasi tutti i film di sport italiani sono parodie, stupende, ma parodie, vedi l’impareggiabile L’Allenatore nel Pallone. Al contrario, il cinema sportivo è uno dei generi principali negli Stati Uniti, ed è cinema serio, vero: quante grandi storie di sport, che poi non sono mai solo di sport, ci sono state raccontate da Hollywood? Toro Scatenato, Coach Carter, Milion Dollar Baby, solo per citarne alcuni.

Questo per vari motivi: in primis, perché lo sport è una cosa seria, negli Stati Uniti. Senza addentrarci nel discorso, mi limiterò a dire che lo sport è un fatto di realtà per loro, un fatto sociale, è parte integrante della vita di una persona, è fonte di riscatto e di affermazione. Mentre nella nostra cultura lo sport, il calcio, ovviamente, in particolare, sono visti come uno sfogo, una distrazione, un momento a sé, separato. 

Ma l’aspetto più importante è un altro: il fatto che dello sport gli statunitensi hanno fatto la loro epica, attraverso libri, film o documentari, in mancanza di un’epica storica a cui fare riferimento. Questo si lega ad un altro fattore culturale molto forte negli Stati Uniti, a sua volta dipendente dalla breve vita che la loro nazione ha avuto: la loro epica, la loro cultura si stanno formando tutt’oggi e anzi, adesso più che mai si stanno definendo. Il loro periodo di massimo splendore, come era spesso scritto sui libri di storia delle elementari, è oggi. E allora anche un argomento come lo sport può entrare a far parte della grande epica americana. 

Prendiamo un qualunque film sportivo americano: c’è l’atleta, l’eroe protagonista, che ha una grande occasione, e quasi sempre fallisce. C’è un percorso di redenzione, di rivincita; e, infine, arriva la tanto agognata seconda possibilità, e questa volta l’atleta ce la fa, ci riesce e porta a compimento il suo sogno: è o non è The American Dream, il trionfo della Terra delle Opportunità? Bene, e allora ditemi, che cos’è Il Gladiatore? Non segue forse lo stesso pattern? Il punto, e qua concludo la mia analisi, è che dove noi vediamo rovine e vecchi libri, il cinema hollywoodiano ha visto la possibilità di raccontare grandi storie che sono entrate a far parte della loro e anche della nostra cultura, in parte. Storie americane, si intende: inesatte, distorte, gonfiate e esaltate oltre il limite del tollerabile, ma, purtroppo, o per fortuna, a voi la scelta, indimenticabili.

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