Politica e Società

Breve racconto di un lunedì qualunque

O come mia nonna è diventata una criminologa

A cura di

Lorenzo Marsicola

Immagini di

Anna Tarazevich


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Premessa veloce: questo non è un articolo. È un pensiero, un racconto, un’impressione. Non è una critica, un ragionamento elaborato. È una mera descrizione di uno spaccato di vita, che può far riflettere qualcuno, arrabbiare qualcun altro. È la rappresentazione di quella sensazione, che ogni tanto mi capita di provare, che qualcosa non vada, che ci sia qualcosa di sbagliato, in fondo, in quello che accade di fronte ai miei occhi.

Lunedì 22 aprile 2024. Sto tornando a casa, sono circa le 14. Sono in piedi dalle cinque di stamattina, causa lavoro arretrato da completare e delle tragicomiche analisi del sangue fissate per le 11 e 30. La fame e il nervosismo per il traffico fiorentino riempiono completamente il mio animo. Non so se mordere il volante pur di placare il brusio dello stomaco, o perché alle 13 in viale Spartaco Lavagnini ci sia una fila degna dell’ora di punta a Los Angeles o New York.

Maledetta amministrazione comunale, maledetto me che ho saltato la cena ieri sera, pur sapendo che non avrei fatto colazione. E io amo la colazione. Con le ultime forze imbocco la superstrada Firenze-Pisa-Livorno, sotto una pioggia scrosciante. Se non sapessi bene dove sto andando, direi di essere finito per sbaglio a Giacarta o Bangkok.

Ma non siamo qua per parlare di clima. La mia piccola Odissea personale è vicina a una fine, quando imbocco l’uscita per Lastra a Signa. Tempo cinque minuti, ho parcheggiato sotto casa di mia nonna. Finalmente. So già che il pranzo probabilmente sarà più impegnativo di tutta la mattinata, ma poco importa. Salgo le scale, saluti, baci e abbracci e sono a tavola. Pasta al pomodoro, pollo fritto e dolce. Mi avvento sul piatto, ma qualcosa attrae la mia attenzione.

Alzo lo sguardo verso la TV: non ha volume, mia nonna l’ha tolto ed è accesa su Rai 2. Va in onda Ore 14, diretto da Milo Infante: “Di che parlano?”, chiedo in maniera innocente. “Morti, sempre e solo morti” sentenzia mia nonna. La cosa mi incuriosisce. Non guardo Rai 2 da un’era geologica praticamente, voglio saperne di più:“Alza il volume”. Un errore madornale. Dieci minuti di trasmissione e alla Van Gogh vorrei tagliarmi non una, ma entrambe le orecchie.

Questi i temi del giorno: primo, bambino di 13 mesi sbranato da due pitbull in provincia di Salerno. Secondo: battesimo vicino Napoli finisce in una rissa furibonda fra due famiglie che, cito testualmente, “covavano rancore l’una verso l’altra da tempo”, sono stati sparati anche cinque colpi d’arma da fuoco, di due diverse tipologie, per cui si suppone la presenza di non una, ma ben due pistole. Terzo ed ultimo tema del giorno: in provincia di Lecco, un uomo ha ucciso il vicino a colpi di falce, dopo un litigio per un carico di pellet.

Sono sbigottito. Non tanto per le notizie, accade veramente di tutto nel mondo, quanto per quel che segue all’interno della trasmissione. In breve, un folto gruppo di opinionisti, figure autorevoli nel campo della cronaca nera, e della legge, a quanto pare, discutono animatamente sul caso. Poi su un altro. Poi su un altro ancora. Per me è sufficiente, e vorrei spegnere immediatamente la televisione. Mia nonna mette su il caffè e continua a guardare con un misto di curiosità e orrore. Mi viene naturale commentare: “Ti rendi conto cosa passano su una televisione nazionale” (che poi non lo dico io, ma anche chi di televisione si occupa. Un esempio, Piersilvio Berlusconi, che ha recentemente dichiarato «Non sono un grandissimo fan dei contenitori dove si va da troppa cronaca nera a parlare di costume in maniera estremamente leggera. Se si potesse fare meno cronaca nera preferirei, ma dobbiamo fare ascolto»).

“Certo però che la gente è pazza, stai attento anche te”, risponde mia nonna. Dopodiché, con mio grande stupore, comincia una lunga e attenta disamina dei vari casi appena citati, degna di un romanzo di Sherlock Holmes o di una signora Fletcher. Io ascolto, stupefatto. Alla fine, cambiamo canale e finiamo su un telegiornale. Si parla di censura, di 25 aprile, di guerre e di crisi economica: “Oioi, sempre le solite notizie”.

Prendo il caffè, fumo una sigaretta, e sono pronto a ripartire. Sulla soglia, mia nonna mi ferma: “Mi raccomando, stai attento, la gente è matta”. Un mantra. Morale della storia? Non saprei. Voglio bene a mia nonna, ve lo assicuro. Ma, citando qualcuno, questa breve storia mi è sembrata tutta “molto italiana”, e mi riporta alla mente un’altra frase, del compianto Umberto Eco: “Una bella sequenza di teste mozzate tiene buona la gente”.


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